Lo challah (derivato da una parola che significa “porzione”), pane del sabato della tradizione ebraica, è un pane altamente simbolico.
Di solito in occasione delle feste se ne presentano due, a rappresentare le due porzioni di manna che venne distribuita il venerdì ai figli di Israele durante l’esodo dall’Egitto. Il pane intrecciato veniva coperto da un tovagliolo bianco che rappresenta la rugiada di cui era ricoperta la manna del mattino. I semi di papavero o di sesamo rappresentano la manna che cadde a fiocchi dal cielo.
Il tipo di treccia che si usa ha diversi significati. Quelle a 4 o 6 linee ricordano braccia intrecciate e simboleggiano l’amore. Tre trecce simboleggiano pace verità e giustizia. La treccia chiusa a ciambella del capodanno ebraico rappresenta invece la continuità della vita.
Il nome “porzione” è dovuto al nome ebraico usato nel comandamento biblico in cui si impone di offrire una porzione del pane come regalo per le generazioni. Il sabato le famiglie ebraiche donano al rabbino una porzione del loro pane che viene simbolicamente bruciata durante la benedizione. La tradizione di prelevare un pezzo dello challah e bruciarlo è ancora presente nelle case e dai fornai di origine ebraica.
Il nome “challah” è stato dato a un pane nel sud della Germania nel Medioevo, quando è stato adottato dagli ebrei per il sabato.
(alcune di queste informazioni sono state prese da Myjewishlearnig.com)
Questa ricetta è una delle tante presenti nel web, non posso indicarne una paternità perché come ricetta tradizionale è stata postata da diverse persone e in versione sempre pressoché uguale. Prevede l’olio e non il burro in quanto difficilmente si utilizzava il burro per questo pane, in modo che durante la cena di Shabbat si potesse mangiare eventualmente anche la carne (non si potevano mangiare carne e latte o derivati del latte durante lo stesso pasto).
Challah
500 gr di farina (io uso metà OO e metà manitoba)
un cubetto di lievito (25 grammi)
un cucchiaino di sale
25 gr di zucchero
200 cc di acqua tiepida
due uova medie
70 gr di olio di oliva
Mettere nel robot o nell’impastatrice o sulla spianatoia la farina, il sale da una parte, e versarvi l’acqua con zucchero e lievito ben sciolto
Impastare, aggiungere olio e uova e finire di impastare sulla spianatoia infarinata.
Coprire e far lievitare almeno un’ora, un’ora e mezza: dovrà raddoppiare.
Prendere l’impasto e tagliarlo in due parti, e ogni parte ancora in tre…in tutto sei pezzi.
Schiacciare ogni pezzo con le mani, e ripiegarlo in tre, poi rotolarlo con il palmo della mano, in modo da ottenere un salame lungo una trentina di cm e di diametro circa due cm. Ottenuti i sei cordoni, iniziare l’intreccio, di cui ho pubblicato qui il procedimento fotografato.
Far lievitare di nuovo 45-60 minuti coperta, spennellare con tuorlo d’uovo e latte e cospargere con semi di papavero; infornare a 200 °C per mezzora circa.
Interessante scoprire un pò di più sulla storia ed etimologia di questo famoso pane ebraico!
..e complimenti perchè ti è venuto benissimo!:)
buona domenica
Terry
http://crumpetsandco.wordpress.com/
Terry ci ho messo un sacco di tempo per capire come fare la treccia a 6, ma una volta imparato si fa veloce e viene bella!
Grazie!
Quando ho letto il nome del tuo blog sono volata da te a curiosare….
Ma di dove sei???? io abito a 50 km da Torino…
Se hai voglia mandami una mail!
E che musica per le orecchie i titoli dei post in dialetto!!!
Belle le ricette e simpatici i proverbi !!
A presto
Grazia
Ciao Grazia benvenuta, noi siamo un po’ più vicini a Torino, direzione Asti!
Come già dicevo a Terry nell’altro articolo, se si sentisse la mia pronuncia non sarebbe tanto musica per le orecchie!! 🙂
però almeno nello scritto cerco di essere precisa, ecco!!