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Contaminazione! Piemonte-Val d’Aosta… e un classico per gli amanti del riso.

Parliamo oggi di contaminazione e di… classici!

Intanto, visto che è periodo di asparagi, e qui siamo vicino a Santena, che ha per il suo asparago la certificazione PAT (Prodotti Tradizionali Agroalimentari), vi propongo un paio di ricette veloci e gustose.

La prima è una contaminazione, ma di quelle molto “semplici”, se vogliamo, perché non mi sono spostata di molto. La Valle d’Aosta è dietro l’angolo e le due cucine, piemontese e valdostana, si sovrappongono senza grosse difficoltà. Si va sul sicuro, in questo caso, perché gli ingredienti di entrambe le cucine sono conosciuti.  E questo è un aspetto fondamentale, quando si sperimenta e si fa contaminazione. Perché quando si fa contaminazione di cucine, si fanno incontrare non solo due ingredienti, ma due culture.  E solo conoscendo un minimo entrambe le culture, entrambe le cucine si può arrivare ad un risultato che non sia un’accozzaglia di sapori . E poi occorre conoscere il “comportamento” dell’ingrediente nuovo, il suo sapore, la cottura ideale.

Dalla Val d’Aosta ho scelto la fontina, per gli involtini, e se è pur vero che fontina=fonduta, è anche vero che se io metto una fetta di fontina così com’è dentro un involtino da forno, non mi fonderà come fosse una sottiletta o un pezzo di scamorza… dunque va “trattata” un minimo, per avere l’effetto desiderato. Di qui in poi, la strada è in discesa, per avere questi:

Involtini di asparagi alla valdostana

per 8-10 involtini

300 g di pasta da pizza (seguite la ricetta che preferite, io seguo questa)

un mazzo di asparagi (contate di metterne 2-3 per involtino a seconda dello spessore)

alcune fette di prosciutto cotto

200 g di fintina DOP

latte

uno spicchio di aglio

cannoloasparagiok Il procedimento è molto semplice:

Tagliate la fontina a fette sottili un paio di mm, mettetela in una ciotola o un piatto fondo e ricopritela di latte tiepido (non caldo); pulite e lessate gli asparagi in una asparagiera con acqua salata (poco) e lo spicchio di aglio sbucciato e inciso leggermente .  Stendete la pasta il più sottile possibile e ricavate dei rettangoli lunghi circa 13-15 cm e larghi una decina. Usate un coltello affilato o un bisturi per incidere dei tagli di circa 3 cm perpendicolari al lato più lungo. Disponete su ogni rettangolo una fetta di prosciutto, due o tre asparagi lessati e una fetta di fontina. Arrotolate partendo dal lato opposto a quello inciso. Infornate a 200°C per 20 minuti circa, sfornate e servite ben caldi.

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Ed ora un classico, come promesso. No contaminazioni, per un risotto tipico di questo periodo primaverile.

Risotto agli asparagi

per 4 persone:

320 g di riso (io Carnaroli)

un mazzo di asparagi

una cipolla

un bicchiere di Piemonte Chardonnay DOC

brodo vegetale (potete prepararlo lessando per mezzora una carota, una cipolla, una zucchina e un gambo di sedano con aromi quali alloro, aglio, qualche ago di rosmarino nell’acqua degli asparagi e poi filtrando il liquido ottenuto, da salare opportunamente)

Grana padano grattugiato per mantecare

burro

risottoasparagokoki

prelessate per un cinque minuti circa gli asparagi, tagliatene alcune punte per guarnire il piatto e mettetele da parte in caldo; preparate il brodo vegetale o, se e avete di pronto, procedete col risotto.

Soffriggete la cipolla tritata in una grossa noce di burro. versate il riso, tostate per un  paio di minuti e sfumate con il vino. Aggiungete gli asparagi tagliati a tocchetti, mescolate bene e aggiungete man mano il brodo che serve per portare a cottura. Spegnete e mantecate con due cucchiai colmi di Grana grattugiato. Servite ben caldo guarnendo con le punte di asparagi e cialdine di Grana.

 

La masca vi consiglia anche:

bavarese agli asparagi

cervella fritte con asparagi in pastella

spaghetti di farro alla “carbonara” di asparagi

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14 pensieri riguardo “Contaminazione! Piemonte-Val d’Aosta… e un classico per gli amanti del riso.

  1. Dunque, intanto, quando ho scritto “originale”,o “piatto d’origine” mi riferisco a quello di partenza, quello da cui partono poi tutte le varie interpretazioni, e non alla “RICETTA” originale, che non è mai unica e univoca, quando si parla di tradizione e di tradizioni famigliari. Un po’ più “univoca”, però, è la tipicità della ricetta, il suo nascere con determinati ingredienti perché quegli ingredienti lì, e non altri, erano a disposizione in un ben determinato territorio in più o meno determinato periodo storico (comprensivo anche di eventuali contaminazioni non occasionali, ossia poi consolidate quale per esempio l’acciuga della nostra bagna càuda).Tu dici “partendo da ingredienti e metodi base che non possono essere modificati. Ma ragazza mia, se di tre ingredienti tre che sono quelli base di Risopatate ecozze, nell’enunciato stesso del concorso, dichiari che è consentito di sostituirne due, … come la mettiamo?? Vogliamo ammettere che la ricetta non è più “variata”; ma è proprio un’altra? diventa un risotto con asparagi gamberi gallinella carciofi tutto ciò che vuoi, magari sempre cotto in una “tiella”, dìaccordo, ma non è più “tiella risopatatecozze”? 😀 Non mi pare difficile. Ho visto una ricetta conla Nutella. Cosa mi rappresenta? una variante, come dite voi, della tiella risopatateecozze? Ragazze, siete un po’ confuse… Come se io facessi una torta di mele dicendo che mi ha ispirata una lasagna solo eprché uso la stessa teglia??? No, fatemi capire….
    E poi….Oltre agli ingredienti fondamentali, dai quali non si può prescindere senza fare inevitabilmente “altre ricette”, e non semplici varianti o intepretazioni, va poi presa in considerazione la natura di un piatto, e rispettata. Questo mi spiace dirlo ma molto spesso non è stato fatto, come nel caso di ostriche o di altri ingredienti non propriamente “poveri”, perché il voler fare sciccoso a tutti i costi, per stupire, o per giocare alle creative, un piatto che nasce povero, nn è rispettoso della sua natura, della sua storia. Alla faccia di tutta la “ricerca” che dicono di fare in merito. Chi cerca “quella” tiella su gugol e capita su una delle vostre ricette, si becca un bell’esempio di disinformazione, perché son be n pochi quelli che si leggono tutto lo zuppone prima (ma quanto siamo brave a modificare la tradizione ecc ecc), e si copiano al volo una ricetta farlocca. Quindi voi forse imparate qualcosa, ma siccome il qualcosa è pubblico, in rete, fate disinformazione su una cosa preziosa come la tradizione.-Insomma, state cercando in tutti i modi di far sembrare un’operazione di alta cultura gastronomica quello che è proprio solo un giochetto dai risultati gastronomicamente e soprattutto storicamente discutibili. 🙂 Nessuno può impedirvi di continuare, ma portate pazienza se chi di cultura e tradizione ci vive, si scandalizza un po’.

    1. ” servono anche ad imparare cose che forse non avremmo la possibilità di conoscere” Ecco, a patto che si impari a conoscere una ricetta tipica o non, sul serio e non “ad capocchiam” senza farsi infinocchiare da ciò che viene passato per verità rivelata. 😀
      Quello che mi lascia perplessa più di tutto è leggere, a giustificazione, nn solo gli stessi concetti, ma proprio le stesse parole che peraltro mistificano la realtà. Nessuno ha offeso, per quel che mi consta, persone, ma si è criticato, in primis una ricetta, presentata come tradizionale e invece se ne discostava abbastanza; in secundis si è riso di”rivisitazioni” piuttosto discutibili. Di quell accettabili, nessuno ha avuto nulla da dire… A fronte di ciò sono partite le offese vere e proprie con epiteti quali biscia , ignorante, villana, che non sa ciò che dice, terrorista, ecc. ecc. Neppure a fronte di tutto ciò ci sono state reazioni alla pari, ma solo risate. Ora, benedette ragazze, gioco o non gioco, se pubblicate certa robaccia in rete, non potete pretendere di non essere derise e quindi non capisco perché vi sentiate offese. Se volete continuare a giocare imparate ad essere autoironiche senza prendervi troppo sul serio, non siete scienziate che concorrono per il nobel! 😀
      Norma, le tue contaminazioni mi sembrano molto invitanti.

    2. Posso confermare che a livello di insulti le cose peggiori e pure fantasiose, se vogliamo, a vostro indirizzo le ho lette sulle bacheche delle organizzatrici. Pure Mimmo Modarelli, che ha commentato in modo pacato, da gran signore qual è, è stato preso a stracci in malomodo da una certa Francy… per non parlare della sottoscritta, colpevole di una risata, ricordi Ornella? ma tant’è, quando vien meno l’educazione, io non riesco nemmeno più a discutere, con certe persone.

  2. Queste due proposte sono semplici, facilmente realizzabili e cosa importante, buone e apprezzabili da chiunque.
    Lo sai che, a meno dello Chardonnay, ho fatto lo stesso tuo risotto per metodo e ingredienti domenica sera? 🙂 . Lo so, non sfumare con il vino è grave, ma alla fine è venuto un risotto(?) buonissimo!!! come vedi anche io ho rivisitato un piatto classico!! 😉
    Per tutto il resto credo che ognuno a casa sua possa cucinare ( e poi mangiare!!) qualsiasi cosa…certo che quando poi rende pubblico il suo lavoro culinario e ammette dei commenti, può e deve aspettarsi che qualcuno dissentisca sul suo operato. Di nefandezze ultimamente se ne sono viste molte, alcune in verità veramente divertenti, ma bisogna anche pensare che nascono tutte dalla “necessità” di variare con la propria fantasia, una stessa ricetta tradizionale: ovvio che al fine di proporre qualcosa di diverso e originale si è costretti a soluzioni improbabili, o quantomeno improponibili al palato ( e pure alla vista) di chiunque. Il problema è a monte e cioè la “necessità” di fare questo. Finché ci sarà questa “necessità” ci saranno ricette farlocche, giusto per usare un tuo termine che trovo veramente in sintonia a tutto questo gioco culinario.
    Che poi attraverso ciò ci sia la possibilità di conoscere cose che non potremmo conoscere, beh direi che i libri seri sulla cucina italiana, sulle tradizioni culinarie, sulla storia del cibo e degli ingredienti, sulle tecniche di preparazione, ce ne sono parecchi. Basta leggerli con passione ed un po’ di impegno, senza necessariamente prendere per oro colato le prime scemenze che si leggono sul web e senza commettere scempi in cucina. Insomma, esistono altre strade per divertirsi nel mondo del food!

    1. Paola, benvenuta!
      Sai che “farloché” (farluché) in piemontese significa parlare straniero? ^^
      Sfumare con il vino non è grave! 🙂 anzi, ci son diverse correnti di pensiero, in merito, quindi credo si possa fare tranquillamente!

  3. Il risotto (dopo essermelo fatto spiegare bene, ma bene bene bene da amici piemontesi) con gli asparagi lo faccio spesso, devo dire però che la ricetta degli involtini mi incuriosisce non poco!

    Comunque hai delle ricette fantastiche! Proprio quello per cercavo, visto che ora inizia il periodo delle feste (onomastici/compleanni) e delle cene d’estate! 😀

  4. ho provato a fare i cannoli e ci sono piaciuti davvero tanto! io li facevo con la pasta sfoglia, ma dopo un pò nauseava, invece questi sono proprio gustosi e non stufano!! grazie anche da Luciano che non ti dico quanti ne ha mangiati! ahahah

    1. grazie Erika, ma non partecipo a premi né contest… in effetti riordinando la home devo aver tolto la scritta… non potevi saperlo. Ora la rimetto.
      Grazie comunque per il pensiero! 🙂

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