Nella sua umiltà, il cavolo occupa in cucina un posto d’onore per la quantità e la varietà di utilizzi.
Moriondo Torinese ha fatto del cavolo liscio il proprio prodotto tipico, ed è stato con molta curiosità che in occasione della stesura del libro dedicato al Comune di Moriondo mi sono cimentata nell’esecuzione di alcune ricette tra le tante proposte dalla pro loco che, oltre a quelle tradizionali piemontesi, negli ultimi anni ha anche sperimentato qualche piatto innovativo.
Questo il libro, scritto con il mio socio di vita e di lavoro Enrico Bassignana
e questi i
Caponèt
1 cavolo liscio
250 gr di polpa di maiale tritata
150 gr di salsiccia
1 cipolla
un cucchiaino di prezzemolo, salvia e rosmarino tritati
60 gr di parmigiano
60 gr di pangrattato
3 uova
120 gr di lardo a listarelle
burro, sale, pepe.
Capon significa cappone, caponé significa castrare o anche rammendare grossolanamente…Il nome di questo piatto però deriva dalla somiglianza con piccoli capponi.
Lessare il cavolo in acqua bollente salata. Mettere le foglie più esterne ad asciugare su un canovaccio, tritare grossolanamente le altre. In una padella far soffriggere in un po’ di burro la carne, la salsiccia, la cipolla tritata e gli odori. Cuocere a fuoco basso per 20 minuti circa. Lasciar raffreddare, unire il parmigiano, il pangrattato e le uova; salare, pepare e amalgamare bene. Disporre delle polpette di composto al centro delle foglie di cavolo, mettere su ogni polpetta una listarella di lardo e arrotolare la foglia. Disporre gli involtini in una teglia imburrata e cuocere in forno a 180° per 20 minuti circa.
A proposito di capon, vorrei ricordare il “capon ëd galera”, dove la galera non è tanto la prigione quanto la nave su cui remavano i forzati. Era un’insalata di verdure, carne e uova sode, che un tempo si dava ai galeotti: il suo pregio era di conservarsi abbastanza a lungo, durante la navigazione
A me i “capon” fan venire in mente i miei primi tentativi di cucire! 😀