Ciaciaré · Tradission

Lezioni di piemontese 1

Di ogni lingua “straniera” si dice che le prime parole che si imparano, andando all’estero, siano le parolacce. Non ho conferme dirette, perché a parlare inglese e francese ho imparato qua, l’arabo pure (ecco, scrivere in arabo era un esercizio zen tanto quanto fare i plin a mano! 😀 ), e quando ho imparato qualcosa di lingua bammarà in Mali avevo troppa fretta di capire le basi della loro comunicazione ^^

Dato per scontato che sia così, in piemontese ci sono delle parole che a una persona ignorante (cioè che ignora, non conosce , quindi vedete che anche questa non è una malaparola, un insulto, ma l’attribuzione di un dato di fatto…io sono ignorante per quanto concerne chessò…il russo, ecco!) possono sembrare delle parole brutte, delle parolacce, o peggio ancora degli insulti.

Va da sé che il senso di una parola spesso è dato dal contesto. Se il contesto è ironico, ad esempio, è difficile che un appellativo abbia un significato così infamante e negativo. Va da sé che l’ironia non è roba per tutti, ed è appurato che va di pari passo con l’intelligenza.

Kierkegaard diceva: “Quanto più forti e dinamiche le opposizioni, tanto più c’è bisogno di ironia per domare e dominare gli spiriti che vorrebbero farla da tiranni. Più c’è ironia, tanto maggiore è la libertà poetica…”

Torniamo alle “parolacce”. In piemontese esistono degli appellativi che vengono usati praticamente sempre in contesti ironici. la loro accezione è bonaria tanto quanto il proposito di chi li usa. Per questo chi conosce il piemontese è difficile che ci si offenda, e chi non lo conosce, ne capisce la scherzosità dal contesto.

Una di queste parole è “balengo“, che sta per sciocco, bonaccione, sempliciotto, ma anche stravagante, anzi, il dizionario italiano della Hoepli lo traduce proprio come stravagante e strano. ma nel piemontese ha comunque una valenza canzonatoria…

A proposito di canzone, i “Farinei dla brigna” ci hanno addirittura fatto una canzone, che descrive la vitaccia di una serie di categorie di persone e finisce con un

sima tûti di balengo,
iuma a facia pei del cû,
sima nà per fé i gadola..
..

Ecco.. gadola, che in realtà è una sorta di neologismo dei Farinèi..

tra gadan e badòlagadan è una via di mezzo tra sciocco e fannullone..

i ragazzotti che fan le vasche tutti i pomeriggi in via Garibaldi a Torino senza nulla concludere, ecco, sono gadan. Che non significa che son deficienti, è chiaro? e badòla? letteralmente (dal Gribaudo): gonzo, citrullo…ma siccome badé significa anche sbadigliare, si arriva facilmente all’espressione: badòla: strachin e merda mòla. Serve la traduzione? 😀 Dicasi insomma di persona talmente poco energica da parere…gonza. Un esempio? Io al mattino appena sveglia ^_^

Ma, come dicevo sopra, questi in Piemonte non son considerati insulti, vi assicuro che se si vuole insultare qualcuno ci son modi efficaci per farlo,e  per mandarlo a pijesslo ant la giaca ma qui si dice anche

tut a l’é amèr për chi ch’a l’ha l’afel an boca tutto è amaro per chi ha il fiele in bocca

e per chi se la prende lo stesso?

A chi ch’a s’ofend tant pes për chiel (chi si offende, tanto peggio per lui)

o meglio ancora

A chi ch’a s’ofend a venta tajeje la part ofèisa

e come diceva mio nonno: …..e as la dà al can! ^_^

8 pensieri riguardo “Lezioni di piemontese 1

  1. grazie. sono figlia di piamontese e terrone all’estero. mi hanno scritto di questi della brigna… e nel sentirli, leggere la wikipedia, ecc nn capivo piú nulla…il tuo sito mi ha aiutato a sistemare un pó le idee. GRAZIEEEE!!!

  2. Quando ero piccola, tanto tempo fa, a Porta Palazzo c’era un ambulante venditore di scarpe, ‘n bateur, che si auto nominava ‘l balengo. E diceva”E se ao ciamu ‘ndue j l’evi comprare, disjie ch’a la davjie ‘l Balengo ‘d Porta Pila!” Chissà se qualche altro torinese d’antan se ne ricorda?

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